Insediamento dell' uomo nelle isole del Parco nazionale Arcipelago toscano

I primi abitanti furono uomini di Neanderthal che arrivarono nel Wurmiano, circa 50.000 anni fa, quando le isole, durante le glaciazioni, erano unite alla penisola. Successivi insediamenti neolitici, ritrovati all’Elba, a Giannutri e al Giglio. La scoperta del rame richiamò popoli originari dall’Asia Minore e favorì l’insediamento degli ultimi popoli preistorici villanoviani o subappenninici, pastori e agricoltura.

Popolate fin dall'antichità
Gli etruschi occuparono le isole fin dall’VIII secolo a.c. sfruttando i depositi metalliferi: ferro. rame e piombo venivano portati a Populonia, sulla terraferma, dove venivano trasformati e diffusi in tutto il mediterraneo.
Sull’Elba sorsero fornaci per la fusione dei metalli alimentate dalle foreste dell’isola che fu chiamata Aithalia, la fuligginosa.
Nel IV secolo a.c. l’Elba conquistata dai greci siracusani. In epoca romana tutte le isole principali diventarono luogo di villeggiatura di importanti famiglie che vi costruirono residenze patrizie i cui resti si possono osservare al Giglio, a Gorgona, all’Elba e a Giannutri. A Pianosa fu esiliato Marco Giulio Agrippa, nipote di Augusto, che ci rimase fino alla morte: a quel periodo derivano le costruzioni di cui rimangono le vestigia. Furono i romani ad orientare l’allora Pianosa al triste destino di isola-penitenziario. Dal III secolo d.c. le isole si svuotano: Rutilio Namaziano, nel V secolo d.c., le indica come dimore di eremiti o di comunità monastiche, come i monaci benedettini di Gorgona che proseguirono ad vivere per tutto il medioevo malgrado le razzie dei saraceni e pirati.

Nel 775 d.c. le isole andarono al Papato e nel 1138 finirono sotto il potere dei pisani, in seguito alternato per brevi periodi a quello dei genovesi. Furono i pisani a fornire le isole delle prime roccaforti , a Capraia all’Elba e al Giglio, poi rafforzate dai genovesi. Successivamente tutto l’arcipelago fu teatro di contrasti nazionali e internazionali che si accumularono alle terribili assalti dei pirati.
Dal cinquecento l’arcipelago va sotto il dominio dei Medici, degli inglesi, dei francesi e degli spagnoli, poi di nuovo dei francesi fino al 1814, Napoleone fu allontanato all’Elba e riconosciuto sovrano dell’Arcipelago.
L’imperatore fece innalzare diversi edifici e fortezze, tracciò strade rotabili e diede nuovo incremento all’industria del ferro, alla pesca e all’agricoltura.
Nel 1815 l’arcipelago fu raggruppato al granducato di Toscana e nel 1860 al regno d’Italia. Montecristo, divenne riserva di caccia di Vittorio Emanuele III.
Durante il regno d’Italia furono costruite nuove carceri all’isola d’Elba, tra cui quella celebre di Porto Longone, poi chiamato Porto Azzurro, e a Pianosa, che dal 1635 accoglieva una colonia agricola, fu decisa una colonia penale e nel 1907 un sanatorio per detenuti, uno dei primi in Italia. Il carcere ha partecipato certo alla protezione dell’Isola, anche se ha prodotto la distruzione della vegetazione naturale per far posto a uliveti, vigneti, coltivi e agli stabili della colonia penale.
Anche Gorgona, con l’unione al granducato di Toscana e al regno d’Italia, era stata destinata a domicilio coatto per imputati di brigantaggio e nel 1869 cambiata in colonia penale accolta negli antichi edifici dei certosini.
Il dopoguerra vide la profonda crisi economica delle isole con la caduta delle maggiori fonti di reddito storiche, il ferro, il commercio e l’agricoltura e il nascere lentamente dell’industria del turismo collegata alla bellezza naturale paesaggistica di tutto il suo territorio.

Il parco tra torri e fortezze e archeologia
ALL’Elba tutti i centri hanno un fascino tipico. Capoliveri ha un centro storico incantevole e, nelle vicinanze, la Madonna delle Grazie, piccolo Santuario del XVI secolo. Marciana Marina, attorniata da magnifici boschi di castagni, mantiene i ruderi di una fortezza pisana del XII secolo, da cui si gode una bella vista sul mare e sul vicino centro di Poggio, circondato dai castagneti. Poco lontano i resti della chiesetta romanica di San Lorenzo, costruita dai Pisani nel XII secolo, e la Madonna del Monte, santuario della storia antichissima, con radici precristiane.
Porto Azzurro, dalla pianta a stella, innalzato nel 1603 a riproduzione della città di Anversa, sorge tra il golfo e il forte San Giacomo ed è riparato dal forte Focardo, costruito nel 1678. La piazzetta Matteotti che si sporge sul mare, sempre piena di vita, è il luogo perfetto per accomodarsi a beneficiare l’atmosfera elbana.
La chiesa parrocchiale, vicino alla cappella del Sacro Cuore di Maria, fu innalzata dallo spagnolo Diego Alarcon del 1727. Lungo la strada di Rio Maria, si trova la chiesetta di Madonna di Monserrato, innalzata a somiglianza del monastero di Montserrat, nei pressi di Barcellona. A Portoferraio perdurano le fortificazioni cinquecentesche, che conviene visitare a piedi, salendo la scalinata di via Napoleone dove si può vedere la chiesa della Misericordia, che mantiene una copia della maschera funebre di Napoleone.

Tra le due fortezze medicee sorge la palazzina dei Mulini dove Napoleone abitò nel biennio 1814-15, con arredi stile impero e un bel panorama sui bastioni del forte della stella e sul mare, sulla strada Portoferraio a Procchio, una deviazione porta alla modesta casa di campagna che Paolina Bonaparte donò a Napoleone e alla grande villa neoclassica che il nipote dell’imperatore, Anatolio Demidoff, fece innalzare nel 1852. Né possiamo scordare i resti, all’Elba, di quell’attività estrattiva, che tanta ricchezza ha ricavato dal sottosuolo dell’isola.

A documentare il duro lavoro di secoli rimangono cumuli di detriti, cave, macchinari ossidati, vecchi binari e carretti. Da tempo si pensa di creare nella zona delle miniere ferrifere un parco minerario archeologico. A Capraia, l’unico nucleo abitato domina il porto: in piazza Milano la chiesa di San Nicola, costruita nel 1759, sorge vicino al Palazzone, il più grande edificio dell’isola, del 1838, nato per accogliere una fabbrica di sigari e poi divenuto residenziale.
Di fronte, il forte San Giorgio, che forma un tutt’uno con le falesie su cui sorge: il suo nucleo originario, opera dei pisani, risale al XII secolo, anche se poi fu rafforzato nel XIV secolo dei genovesi e dal Banco di San Giorgio, cui deriva la sua denominazione.
Verso Punta Fanale, si trova il convento francescano di Sant’Antonio , adoperato in tempi recenti come ufficio dell’istituto di pena, mentre nella località di Piano, lungo il sentiero che porta al monte Arpagna, si trova la chiesa di Santo Stefano, esempio di rigorosa architettura romanica.

La Marina è controllata dalla torre del Porto, risalente al 1510, vicino alla chiesa dell’Assunta, di stile romanico, eretta con materiali prodotti dalle vicine rovine romane. Recenti scavi hanno portato alla luce una villa romana e una tomba.
A Giannutri, Cala Maestra è ancora occupata dalle vestigia del porto romano, tuttora utilizzato anche dai battelli che arrivano dall’Argentario. Alle spalle spuntano le rovine del più grande insediamento romano dell’Arcipelago, con la villa patrizia dei Domizi Aenobarbi.
In località Vigna Vecchia, nella parte più vecchia dell’Isola, sulla costa tra Cala dello schiavo e Cala Volo di Notte e a sud di Cala Ischiaiola, cosi come nella vicina grotta delle Capre sono stati trovati considerevoli resti di cultura neolitiche, e in special modo dell’epoca eneolitica.
Giglio Castello, il più rilevante dei tre centri dell’isola, è contraddistinto dalle mura innalzate dai pisani per difendere l’abitato dagli attacchi dei mori. La piazza della rocca Aldobrandesca è parte del primo cardine del forte pisano, poi rafforzato dai genovesi, che lo fornirono delle tre porte di ingresso e di dieci torri, di cui ne rimangono solo sette. Vie strettissime che lasciano transitare al più un asinello con la soma, i dintorni agricoli con terrazzamenti e antiche cantine rendono Giglio Castello un centro agricolo e non marinaro.

Campese sorge intorno alla più bella spiaggia dell’isola, riparata dalla torre del Campese, sorta tra il 1670 e il 1705. Nelle vicinanze sono state ritrovate tracce di presenza umana nell’età del bronzo. All’isola di Gorgona si approda con una scialuppa poiché il traghetto non può approdare nel piccolo porticciolo. Il centro abitato si arrampica sulle pendici con vecchie case. Distrutti dai saraceni la chiesa e il monastero e la casa del curato, l’ospizio della valle principale, il pozzo di Cala Martina, le case e i magazzini in località le Capanne, opere costruite nel XVIII secolo.

La torre vecchia innalzata dai pisani, svetta in cima alla costa dei Cantoni, di cui sembra parte integrante. Montecristo pur cosi aspra e inospitale, mantiene le tracce di differenti presenze umane. Cala Maestra, l’unico ancoraggio dell’isola la villa Reale, innalzata intorno alla metà del XIX secolo. Annesso alla Villa c’è un importante orto botanico con palme da dattero, cipressi di Monterey e magnolie.

Nel vallona che sfocia in Cala Maestra ci sono i resti di antichi stabili che intorno al 1200 accolsero i politici che venivano confinati. Da Cala Maestra, si sale al convento, antico monastero innalzato intorno VII secolo d.c., quando papa Gregorio I concesse agli eremi stanziati sull’isola, la regola monastica. La grandezza dei ruderi del convento,documentano l’importanza di questo centro religioso nel medioevo, che nel XVI secolo fu dotato delle strutture in puro stile gotico. Sotto al monastero si trova la grotta del santo, con una piccola edicola in stile gotico.

A Pianosa, l’abitato delle casette merlate in stile vagamente veneto è raggruppato sul promontorio della Teglia, dove ci sono anche gli edifici carcerari, il porticciolo.
A sinistra del porticciolo c’è una grotta in cui si entra alle catacombe, di recente ristrutturate che si estendono con gallerie lunghe 200 metri tra la darsena di Augusto e il paese. Questa antica testimonianza del cristianesimo dell’Arcipelago si trova sull’isola, in cui furono esiliati per motivi religiosi molti cristiani che venivano fatti lavorare nelle cave di tufo.
A Cala San Giovanni, segnalati da un obelisco, ci sono i resti della Villa di Agrippa, un ampio complesso con numerosi edifici con teatro, darsena, peschiera, bagni termali e marini. La struttura popola circa 3550 mq, in parte coperti dall’acqua.

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