Giglio Castelli, borgo in provincia di Grosseto

Altitudine: m. 405 s.l.m.
Abitanti: 650
Patrono: San Mamiliano, 15 settembre
Come si raggiunge: in auto, Da sud: SS Aurelia, uscita Orbetello e poi Porto Santo Stefano; da nord: uscita isola del Giglio, poi Porto Santo Stefano. Da qui traghetto, prenotazione obbligatoria per l’auto con divieto nei mesi estivi) per Giglio Porto. Infine , S.P. per Giglio Castello (7 km).
In treno stazione Fs Orbetello-Monte Argentario, poi bus per porto Santo Stefano (20 minuti). Da qui, traghetto per Giglio Porto. Informazioni:
Toremar: tel. 0564810803; Maregiglio: tel. 0564812920
Distanze: in km:Firenze 207, Roma 166, Livorno 196, Grosseto 58.
Internet: www.isoladelgiglio.biz

Il nome
Non il bel fiore profumato, ma la capra (igilion in greco) sembra essere all’origine del nome, latinizzato poi in Gilium. Infatti, su questa come sulle altre isole dell’arcipelago toscano, vi erano molte capre selvatiche, ancora presenti a Montecristo. Giglio Castello, che ancora conserva la cinta muraria che gli ha dato il nome, era un tempo chiamato “La Terra”.

La Storia
Nel VIII sec. a.C., con la comparsa degli etruschi, inizia lo sfruttamento delle risorse minerarie dell'Elba e del Giglio, che danno il ferro essenziale per la concretizzazione di preziosi manufatti.
Nel I-II sec. a.C., la presenza romana è documentata dai resti della Villa, con unita peschiera per murene, appartenente ai Domizi Enobarbi.

Nel 805, l’isola è offerta da Carlo Magno ai monaci cistercensi di Aquas Salvias, l’abbazia romana delle Tre Fontane.
Nel X-XII sec., il Giglio passa da una famiglia all’altra, gli Aldobrandeschi, i Caetani, gli Orsini, che preparano il governo per conto di Pisa o Firenze, le potenze che si contendono l’isola.

Nel XIII-XV sec., continua l’avvicendarsi le famiglie al potere: il Giglio come i Cistercensi a Pisa, Firenze, Siena, fino ad una guarnigione del re di Napoli, che cede la proprietà ai Piccolomini.
Nel 1737, quale parte del Granducato di Toscana, anche la proprietà del Giglio passa ai Lorena, su decisione delle grandi potenze europee.

Cosa vedere:

A Giglio Porto, pittoresca località dagli edifici variopinti, meritano una visita la Torre del Saraceno, edificata da Ferdinando II nel 1596, e la Caletta del Saraceno con i resti, visibili a pelo d’acqua.
In breve con l’autobus si giunge nel borgo medievale di Giglio Castello, protetto da una collina a 400 m sul livello del mare. Costruito dai Pisani nel XII sec., più volte allargato e ristrutturato dai Granduchi di Toscana, Giglio Castello è ben mantenuto al suo interno. Le vie strette sormontate da archi, le scale esterne per entrare nelle case, la grandiosa Rocca Aldobrandesca (o Pisana) del XII secolo.
Le tre porte d’ingresso al Castello sono accostate a grossi massi di granito. camminando lungo le mura si giunge alla bella Piazza dei Lombi e, continuando, alla Casamatta, già nota postazione difensiva. Sulla piazza governata dalla Rocca vi è un grande edificio settecentesco, di proprietà di un famoso musicista.

Più o meno al centro del Borgo, sul lato ovest, la Chiesa di San Pietro Apostolo all’interno si possono ammirare oggetti sacri provenienti dalla Cappella di Papa Innocenzo XIII: calici, reliquari, candelieri, tutti in argento cesellato compiuti a Roma tra XVII e XVIII sec. Ma l’oggetto più bello è il Cristo d’avorio attribuito al Giambologna.

Il prodotto del borgo:

Prodotto principe è il robusto e ambrato vino Ansonaco, che si può assaporare nelle molteplici cantine in cui viene prodotto e custodito. Pregevoli anche il miele e il “panficato”, un dolce con frutta secca e fichi.

Il piatto del borgo:

Tra i piatti più noti del borgo è il coniglio selvatico alla cacciatora, cucinato con pomodoro, spezie che germogliano nel fitto della macchia mediterranea e un po’ di peperoncino.

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