Itinerario turistico dalla Maremma pisana alle colline metallifere

Stagione: da aprile a settembre. Tempo uno-due giorni. Percorso 209 km

Tabella di marcia. Lasciata Livorno si arriva San Pietro in Palazzi (35 km), dove si cambia direzione verso l’interno per Saline di Volterra (30 km) e per Volterra (9 km). ci si avvia quindi a Larderello (33 km) e a Monterotondo Marittimo (19 km); da qui in 38 km si arriva in un primo momento a Campiglia Marittima, poi a Populonia (31 km) e si giunge infine a Piombino (14 km).

È uno dei più commoventi panorami toscani, che, allontanandosi da Livorno si giunge a Piombino, fra colline mangiate da calanchi e rotte da balze, fra soffioni strepitanti e boschi intatti; si comincia però con un introduzione, con le costa che, vanno da Antignano a Castiglioncello. L’arenaria, che rappresenta gran parte dell’ossatura è stata consumata dal mare in uno strano intreccio di piccoli alveoli, evidenti principalmente presso la torre di Calafuria.

Arrivati a San Pietro in Palazzi, si abbandona l’Aurelia per risalire la valle di Cecina fino a Saline di Volterra,i cui giacimenti di salgemma, presente in abbondanti strati ad una distanza fra i 20 e i 200 m, sono la prima prova dell’attività estrattiva che contraddistingue tutta la regione delle Colline Matallifere, ricche principalmente di pirite.

Ma prima di entrare in questo mondo attivo, un salto a Volterra ci porta al trasognato universo degli etruschi e dei romani e alle rigide raffinatezze del medioevo, in un attraente mescolanza di stili e di civiltà. Lo scenario di piazza dei Priori con i suoi compatti palazzi e l’arco etrusco sono solo gli modelli noti di questa armoniosa mescolanza, ma il quadrivio dei Buomparenti, un angolo di medioevo, e il museo etrusco ci permettono di immergerci, forse con più viva influenza, in quei tempi antichi, cui fanno da decorosa cornice le orride “Balze”, spaventoso burrone che minaccia di ingurgitare il paese.

Arrivati a Saline di Volterra si prende la strada che passa le colline Metallifere, in un panorama semideserto dominato  dal bosco ceduo. Ben presto i primi ciuffi di vapore rendono noto Larderello, posta al centro di una rete fitta di grandi tubi argentei che avviano il vapore dei soffioni alle centrali geotermoelettriche, sovrastate da altissime torri di condensamento, in un panorama da fantascienza.

Non meno meraviglioso è la rappresentazione che ci aspetta poco più avanti, a Monterotondo Marittimo, nelle cui vicinanze si trova un brontolante lago boracifero, fatto dalla condensamento dei vapori che risalgono dal sottosuolo. Nei pressi del lago, il cratere di un fragoroso vulcanello, che manda in alto a regolari intermezzi getti di fango infuocato.

Poco lontano c’è un campo boracifero abbandonato, attraversato da tubi corrosi, completamente coperto da incrostazione di acido borico e zolfo; su tutto sovrasta un forte, tonante geyser.

La dolce Maremma ci scorta altre emozioni, meno forti, ma non meno affilati. Siamo in un panorama ben diverso da quello della Toscana tipica, che è contraddistinta dal seminativo arborato: qui invece l’agricoltura è sempre stata proposta all’attività estrattiva, le macchie e i boschi e sono ancora ripetuti, in un ambiente spesso identico. Giunti a Cornia, in ogni modo, i coltivi hanno il vantaggio, e intorno a Suvereto, gli olivi rivestono ormai ampiamente le oscillazioni collinari.

Dalla vicina Campiglia Marittima piacevole borgo che mantiene l’antica struttura medievale, si può distribuire su tutta la costa, da Populonia Punta Ala a, sui monti dell’Elba e, quando i presupposti atmosferiche lo permettono, su Corsica, Giglio e Montecristo.

La fine del viaggio è ormai vicina: davanti a noi è il monte Massoncello, che in tempi antichi era un’isola ed oggi è attaccato al continente in seguito a quello stesso svolgimento di alluvionamento che sull’Argentario è solamente al principi. Si cammina il cordone sabbioso settentrionale, che, bordato da una densa pineta, va da San Vincenzo al golfo di Baratti, difendendo dal mare, invece che una laguna, come nel caso dei “tomboli” di Orbetello, una piana prosciugata, dove la natura è rigorosamente protetta dal parco di Rimigliano.
Una volta abbandonato alle spalle il suggestivo golfo di Baratti, su cui si sporge Populonia con la sua necropoli etrusca, siamo giunti nei pressi di Piombino, con le sue acciaierie e il suo porto, che collega il continente all’Elba.

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